Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un attacco sistematico ai nostri corpi, ai nostri diritti e ai nostri spazi di vita e di lotta. Il patriarcato, il capitalismo e il sistema neoliberale continuano a imporsi con violenza, precarizzando il lavoro, smantellando la sanità pubblica, rafforzando il controllo securitario sulle nostre vite e tentando di cancellare ogni forma di dissenso e di autodeterminazione.
Scendiamo in piazza perché il lavoro precario e sfruttato non è una condizione inevitabile, ma una scelta politica che alimenta la violenza economica e di genere. Rifiutiamo un sistema che ci costringe alla precaria strutturale, senza tutele, senza reddito stabile, senza possibilità di autodeterminazione. Vogliamo un reddito di autodeterminazione che riconosca il lavoro di cura e spezzi la dipendenza economica che spesso ci intrappola in situazioni di violenza e abuso.
Scendiamo in piazza perché sappiamo che la violenza di genere non è un fenomeno isolato, ma il risultato di un sistema che sfrutta, marginalizza e opprime. Sappiamo che la salute non può essere un privilegio di pochi, ma deve essere garantita a tuttɜ attraverso un sistema sanitario pubblico realmente accessibile, che riconosca anche le necessità delle persone con utero, trans*, non binarie, disabili e neurodivergenti.
Scendiamo in piazza perché la sicurezza che vogliamo non è quella delle telecamere, delle zone rosse e del controllo poliziesco. La sicurezza è potersi muovere liberamente nello spazio pubblico, senza paura di violenza. È avere accesso a case sicure, reddito, servizi pubblici, spazi di comunità. Rifiutiamo le narrazioni securitarie che strumentalizzano la nostra sicurezza per giustificare repressione, razzismo e controllo sociale.
Scendiamo in piazza perché non esiste giustizia sociale senza liberazione animale. Lo sfruttamento degli animali è parte dello stesso sistema che normalizza la violenza patriarcale, sfrutta i corpi, devasta il pianeta e mercifica le vite. Lottiamo contro ogni gerarchizzazione delle lotte e riconosciamo nell’antispecismo una componente essenziale del transfemminismo, dell’anticapitalismo e della lotta ecologista.
Scendiamo in piazza perché vogliamo scuole e università libere dal patriarcato, dal razzismo e dall’abilismo. Ci opponiamo alla mercificazione del sapere e alla crescente ingerenza dei privati nei luoghi della formazione. Pretendiamo un’educazione pubblica, critica, radicale, che metta al centro le soggettività marginalizzate, che garantisca spazi sicuri per tuttɜ e permetta di costruire un sapere realmente libero.
Scendiamo in piazza perché la nostra lotta non è negoziabile. Perché sappiamo che l’unica risposta possibile a questo sistema è la costruzione collettiva di una società della cura che sia transfemminista, decoloniale, anticapitalista ed ecologista.


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