Nelle prime ore di oggi, 21 maggio, è morto Mohammed Mahmoud, un ragazzo dalle origini libiche, coinvolto in un inseguimento con la polizia.
Il ragazzo si trovava in Via Ortles e, davanti a un fermo della polizia, ha deciso di cambiare strada per evitare i controlli della polizia. Questo non è bastato per frenare i controlli delle forze dell’ordine: il ragazzo è stato rincorso fino all’incrocio tra via Cassano D’Adda e via Marco D’Agrare dove, perdendo il controllo dello scooter, si è schiantato contro un semaforo.
Mohamed, proprio come Ramy Elgaml, ha trovato la fine all’interno di uno stesso tessuto sociale, segnato da perdite e ferite mai sanate. Appartenevano entrambi al quartiere Corvetto, un quartiere adesso segnato come Zona rossa e una continua tappa della polizia, che sta sempre più provando a militarizzare e implementare le sue radici di repressione.
Oggi questa stessa zona, trasformata in un presidio di controllo, militarizzata e blindata, è in lutto per due dei suoi giovani.
Dietro questi eventi si intravede una scelta politica ben precisa: lasciare mano libera alle forze dell’ordine, permettere loro di agire senza vincoli, nel nome di una sicurezza tutta muscolare.

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