Abbiamo un piano – l’unico

Noi, movimenti per la giustizia climatica e sociale, abbiamo un piano. Un piano che possiamo esporre, entrando se necessario in ogni dettaglio: milioni di posti di lavoro a livello italiano e decine di milioni a livello europeo si possono creare con tutte le attività necessarie a fermare la catastrofe climatica, a convertire produttivamente l’industria, l’agricoltura…

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Noi, movimenti per la giustizia climatica e sociale, abbiamo un piano.

Un piano che possiamo esporre, entrando se necessario in ogni dettaglio: milioni di posti di lavoro a livello italiano e decine di milioni a livello europeo si possono creare con tutte le attività necessarie a fermare la catastrofe climatica, a convertire produttivamente l’industria, l’agricoltura e tutte le attività produttive, a uscire dall’economia del fossile, a creare mobilità sostenibile.

No, questo non è l’ennesimo manifesto del capitalismo green. Questa è una proposta di protagonismo dal basso, di cambiamento della partecipazione e della consapevolezza sociale, di nuovi rapporti di forza e priorità.

Il capitalismo green getta definitivamente in questi giorni la maschera e lascia spazio al capitalismo di guerra. Il riarmo è la negazione esplicita di qualsiasi obiettivo di transizione climatica: il settore militare e la guerra sono per definizione inquinamento.

Gli 800 miliardi di euro previsti per il riarmo, sopo anni di costante aumento delle spese militari, di cui una parte fuori dal vincolo di bilancio, dicono solo una cosa: quando c’è una priorità, non esistono vincoli di bilancio che reggano.

La scuola, la sanità, il clima, la vita sono sacrificabili. La guerra invece è per “chi sta in alto” una priorità assoluta. Il riarmo, oltre ad essere umanamente atroce, non “reindustrializzerà ’economia”. Aumenterà ulteriormente il peso dei settori militari, fossili, e tecnologici più inquinanti, mentre il resto dell’economia affonda già in povertà, lavoretti, disagio sociale. L’impronta finanziaria e oligarchica dell’attuale economia verrà solo esaltata, con un sempre maggiore flusso di fondi pubblici a grossi monopoli finanziari e militari.

Per questo oggi il nostro piano economico è l’unico in campo. L’unico piano per preservare la vita, creando lavoro. Loro sono povertà e morte. Noi abbiamo un piano, la vita.

E abbiamo anche un esempio concreto, forse non un modello replicabile ovunque ma sicuramente un esempio contagioso: la lotta della ex Gkn.

Come sempre questa lotta è minacciata da più punti: i licenziamenti sono tornati, i lavoratori sono dal gennaio 2024 senza stipendio e ormai anche il rischio che il progetto industriale arrivi esausto alla meta, a causa dei ritardi o di finanziatori che abbandonano il piano stesso.

Per questo è necessario tornare a mobilitarsi in difesa della ex Gkn, anche attraverso la partecipazione all’azionariato popolare.

Abbiamo anche degli appuntamenti per mobilitarsi, per una transizione ecologica dal basso, contro la guerra. Per questo, per altro, per tutto. Verso
gli stati generali della giustizia climatica e sociale:

28-30 Marzo – Roma: RESET – 3 giorni di convergenza contro il regime di guerra

4-6 APRILE – CAMPI BISENZIO, GKN: Festival di letteratura working class – 5
aprile corteo

12 APRILE – BOLOGNA: CLIMATE PRIDE costruiamo giustizia climatica e sociale

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